In questo campo ho visto formiche stanche  2005
Quando affronto argomenti così coinvolgenti come il degrado del paesaggio e trattandosi spesso di situazioni annose e grottesche che conosciamo tutti, non voglio sfiorare neanche un pochino la retorica. E dico solo che non sono il primo ad usare le formiche come metafora per parlare delle persone. Piuttosto preferisco essere didascalico e dire due parole per provare a contrastare alcuni stereotipi sulla cosiddetta fotografia di paesaggio. Un diffuso luogo comune vuole che la presenza della figura umana in un’immagine, ne giustifichi ogni eventuale significato e che, invece, per molti sia ancora improbabile dare un senso, e quindi una particolare attenzione, alla fotografia di paesaggio “senza le persone”. La si guarda come una cosa un po’ triste e inutile. E allora cosa è il paesaggio senza la figura umana? Se consideriamo che la presenza umana in un’immagine fagocita tutto, la sua assenza dovrebbe portare ad una maggiore attenzione verso ciò che prima era solo lo sfondo; direi quindi che questa attenzione verso il territorio non può essere una opzione ma un percorso obbligato per ogni cittadino. La fotografia non conserva il paesaggio, semmai conserva il senso critico.